Galleria Baccina Techne
Via Baccina 16 – 00184 Roma
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vi invita alla personale di Vincenzo Ceccato
Trasparenzaluce
Vincenzo Ceccato prosegue da anni una ricerca tutta personale basata sull’uso di mezzi, materiali e tecniche nuove ed inusuali, in una visione tecnologica del futuro che vede l’uomo cedere il passo ad altre realta’, in cui la fisica e la cosmologia plasmeranno il suo essere in una visione artificiale dell’esistenza
- Inaugurazione: Venerdi’ 24 Maggio 2013 – ore 18.30
- Da Venerdi’ 24 Maggio 2013 a Sabato 15 Giugno 2013
- Apertura: da Martedi’ a Sabato dalle ore 16.30 alle ore 19.30
- Altri giorni per appuntamento, tel. 3394724485
- a cura di Gianfranco Evangelista
Da anni Vincenzo Ceccato prosegue una ricerca tutta personale basata sull’uso di mezzi e materiali nuovi e inusuali ,come il neon ,l’applicazione di varie tecniche fotografiche, il video, l’installazione, la performance teatrale, il plotter painting, la serigrafia su vetro e plexiglas, in una visione tecnologica del futuro, che vede l’uomo progressivamente cedere il passo ad altre realtà, concezioni dello spazio e dimensioni in cui la fisica e la cosmologia plasmeranno la sua figura, il suo essere e la natura che gli sta intorno, in una artificiale visione dell’ esistenza.
Nelle sue opere, la serialità delle immagini riprodotte e il loro dispiegarsi sulla superficie come in un vuoto prospettico, senza riferimenti reali e animati, ci introduce come nell’antro di un mago scienziato, zeppo di naturalia e artificialia, in una Wunderkammer dove tutto è contraffatto e strutturato all’interno di una pirotecnica Camera delle meraviglie futuristica. Qui tutto è inscatolato, impacchettato in uno spazio asettico, quasi le figure fossero tanti insetti diafani e farfalle sottili spillate su superfici pastello entro bacheche trasparenti, imprigionate e crocefisse quali forme residuali di un remoto passato su griglie trapezoidali, per la gioia e le occhiate avide di collezionisti guardoni di un lontano futuro . I colori usati per registrare le sagome(quasi esclusivamente femminili e così replicate da diventare segno) sono sempre freddi, pallidi e algidi nella loro essenzialità, contribuendo così all’idea di una catalogazione della vita piatta e uniforme così come la concepiamo oggi, su questo nostro pianeta.
Soldatini allineati in righe ordinate, tutti in fila in una visione che preconizza l’avvenire della nostra epoca in una prospettiva che ci riporta alle inquietanti immagini della Metropolis di Fritz Lang. La mutazione umana verso un’entità artificiale, attraverso la scienza e la trasformazione della materia, ripercorre anche il rapporto tra uomo e robot, descritto per la prima volta nel romanzo R.U.R. dello scrittore ceco Karel Capek. Le creazioni visionarie di Lang e Capek, insieme alle fantasie del regista russo Vsevolod Mejerchol’d, che propendeva verso una prefigurazione dell’arte teatrale nel senso di un attore funambolico biomeccanico, sono le fondamenta proprie dell’opera e della ricerca artistica di Vincenzo Ceccato.
Con queste basi risulta evidente che l’ideazione, nell’opera dell’Autore, si pone alle origini delle avanguardie storiche del Novecento, derivandone una propria personale rilettura, così come la presenza attiva nella creazione scenica e nelle esperienze di interventi, azioni e performances teatrali, dove le immagini fisse diventano manichini addobbati o si tramutano in ballerini viventi di una coreografia siderale, avvicinano Ceccato ai lavori del Gruppo Altro di Achille Perilli, valido, questo, come riferimento anche per la nascita del gruppo intorno a lui degli artisti di Dimensione Altra, alla fine di quel decennio, gli anni ’70, così prolifico per tutte le arti, soprattutto a Roma.
La ripetizione, l’affastellamento quasi da catena di montaggio e la sovrapposizione delle silhouettes in un’atmosfera rarefatta, il loro proporsi come spauracchi, una collezione di automi connotati da una fissità spettrale, quasi fossero Golem riportati in vita dalla passione alchemica del negromante Autore, non si propone come qualcosa di pauroso o, peggio, minaccioso, ma come semplice evocazione di un medium allegro e giocoso, raccoglitore di storie, di identità nascoste e sconosciute.
A volte il bianco e le varie tonalità dell’azzurro si fondono ad un intenso blu cobalto, altre volte ad essi si sovrappone un acceso arancione e sempre tutto si mescola come flash di colore su fondali monocromatici a formare ombre e contorni, a volte fosforescenti, sinuosi come fantasmi soffusi di nebbia.
Questa ricerca sul colore, attraverso la fotografia serigrafica su plexiglas, con le sue figure di derivazione umana o umanoide, sagome e profili ritagliati, disposti in sezioni spaziali come in una tridimensionalità prospettica che rimanda a soglie di altri mondi, porte devianti verso altre dimensioni, avvicina la sua opera alle coloratissime palme, agli struzzi, alle gru, giraffe, cactus e cammelli di Gino Marotta, anch’essi ritagliati nel plexiglas, dove le forme di entrambi si contrappongono e si completano a vicenda all’interno di uno zoo cosmico e psichedelico, umano e zoomorfo insieme.
In Ceccato la prefigurazione del futuro, con le visioni e interpretazioni ad essa correlate, parte dalle esperienze, conoscenze e ricerche del passato, attraverso un uso dei mezzi e delle idee che lo accomunano alle incidenze artistiche contemporanee dell’ultimo quarantennio , in una ricerca singolare di identità e collocazione che lo vede ai primi posti tra gli artisti più originali e prolifici della nostra realtà culturale italiana.
Gianfranco Evangelista